di Mirella Izzo
sito ispirato alla cultura "Two Spirits" delle società dei popoli nativi nordamericani
e di rielaborazione moderna della soggettività culturale e artistica Transgender

CONTENUTI

CONTENUTI

links

PRESENTAZIONE DELL'AUTRICE DEL LIBRO
"PERPETUE RIFRAZIONI
NUOVA EDIZIONE"

Di norma le poesie non si “spiegano” ai propri lettori.
Né intendo farlo io, salvo casi eccezionali, in cui sia tecnicamente necessario.
Molte poesie saranno però accompagnata da un testo scritto. Non intendo limitare le sensazioni di chi legge, raccontando i significati più palesi e più reconditi delle mie modeste rime, ma solo raccontare il contesto in cui sono state scritte, il perché sono nate. Attraverso di esse, inoltre, accenni autobiografici che spiegano il mio interesse per alcuni temi piuttosto che altri.
Mi dicono che sono “una buona penna”. Lo dicono quando scrivo articoli sui giornali o su web, quando mi diletto in piccoli saggi sugli argomenti che mi stanno più a cuore e persino per l’unico esperimento di narrativa in cui mi sono cimentata. Meno frequentemente ho avuto analoghi feedback per i miei tentativi poetici, nonostante alcuni di questi hanno avuto l’onore di essere stati pubblicati sul sito “lesbico ma non solo” www.fuorispazio.net.
Non so se sia perché la poesia non sia “la mia strada” o perché da me ci si aspetti tutt’altro genere di scritti: fondamentalmente politici, sociali e rivendicativi dei diritti delle persone transgender.
Eppure è da qui che parto con il mio primo esperimento di pubblicazione “on demand” e di pubblicazione su carta “tout court” (a parte alcuni articoli sui quotidiani “Il Manifesto” e “Liberazione”).
E l’ho fatto un po’ per questioni logistiche di maggiore facilità di assemblaggio degli scritti, ma soprattutto perché - nella poesia e solo nella poesia - riesco a staccarmi da un antico bisogno, da una antica dipendenza che nasce dove nascono i ricordi della mia vita: la sensazione di non riuscire a comunicare per davvero.
Un’insoddisfazione che mi ha portata a sviluppare un linguaggio talvolta prolisso. E’ raro che, parlando, io esprima un concetto una sola volta, ed anche negli scritti spesso accade e solo dopo molte “revisioni” riesco ad ovviare (non sempre a dire il vero) a questo difetto. La sensazione del non essere capita è così intensa da portarmi a reiterare un’idea – specie nel linguaggio parlato - fino a che qualcuno non mi “stoppi” e mi dica: “ehi… guarda che ho capito!”
Non è di certo un gran pregio. E’ buffo ma quando mi sono stati commissionati degli articoli su quotidiani o li ho proposti io, ovviamente mi sono anche state assegnate un numero di battute entro il quale stare e, devo dire, sia Liberazione sia il Manifesto sono stati generosi con me, opinionista per caso su temi border line come il transgender. Ebbene i miei tempi creativi hanno sempre subito lo stesso processo: un’ora per scrivere 20.000 battute e revisionarle ed il resto della giornata per limare e arrivare alle fatidiche 4.000 richieste.
Non ho problemi a riempire una pagina di un qualsiasi cosa in un italiano mediamente corretto e in tempi record. Il mio problema è svuotare le ridondanze, asciugare i concetti.
E la poesia, forse grazie al mio amatissimo Ungaretti e la sua invenzione dell’Ermetismo, insieme alla poesia orientale zen, mi ha aperto un mondo di possibilità.
Soltanto attraverso l’espressione poetica riesco a liberarmi da questo incubo.
Asciugare diventa un piacere perché nella forma poetica, più lo fai e più crei uno spazio vuoto. Uno spazio vuoto che più è ampio e più consente a chi legge di “sentire” e metterci quelle parti di sé che entrano risuonano nel proprio diapason emozionale, con le parole del poeta.
Non più il bisogno d’essere compresa e capita, ma il piacere del passaggio da “capire” a “sentire”. Comunicare non più mera comprensione o passaggio di informazioni e idee, ma semplici emozioni condivise bypassando il più possibile la mente. Arrivare al “cuore” ed eventualmente solo successivamente produrre un’elaborazione mentale e critica con la mente: il processo opposto all’espressione verbale, orale o scritta, in forma di prosa.
Per questo io amo la poesia. La scrivo da quando avevo 14 anni anche se con un decennio di black out.
Dopo eventi della mia vita particolarmente significativi, ho sentito il bisogno di tornarvi sopra. Proprio perché questi eventi sono così particolari che se dovessi tentare di spiegarli in prosa, non credo riuscirei mai ad arrivare al cuore. E alcune cose che tratto in queste pagine solo il cuore le può capire. Il cuore non ha molte parole e la poesia (almeno la mia) nasce da lì.
Per questa ragione non amo e non seguo gran ché della poesia contemporanea.
Per me una poesia deve essere compresa (magari a diversi livelli) sia da chi ha la terza media, sia da chi ha la massima cultura possibile. Questo è il mio scopo e anche il mio target di lettori.
Certo vi è un tentativo di ricerca d’espressione, ma comunque consapevolmente dilettantesca, volutamente più emozionale che stilistica.
Infine gli argomenti.
Forse questo è il vero elemento di novità di questo libro.
Il tentativo di scrivere in forma di poesia su argomenti su cui raramente altri autori si sono cimentati.
Ambiziosa? Sempre, anche a costo di fare brutte figure. L’importante è tentare… Provare a comunicare è per me un must che risale ai primi ricordi della mia vita. Se ci si riesce meglio, ma piuttosto che l’ignavia, vale la pena provarci. E poi – alla fine - è chi legge che stabilisce se una poesia trasmette un’emozione.
Dicevo dei temi.
Nascono dalla mia vita vissuta e, nella mia biografia, i passi più significativi sono stati:
• la transizione di genere da maschio a donna;
• l’essere transgender lesbica (translesbismo);
• l’essere transgender e femminista (transfemminismo):
• l’avere subito un intervento a cuore non battente in Circolazione Extra Corporea e con l’inserimento di ampie parti meccaniche nel mio corpo;
• l’essermi ammalata di fibromialgia e non avere superato affatto la tanto decantata unione fra “macchina” e corpo umano, così amata nella letteratura cyber e nei film fantascientifici;
• La veloce corsa verso l’inabilità fisica dopo l’intervento e quindi l’handicap e l’invalidità civile che io ho ai suoi massimi punteggi;
• L’essere discepola di Osho ;
• Il sentirmi da sempre “straniera in terra straniera” che mi ha portata a vivere ed esplorare anche situazioni estreme o poco conosciute.

Da questa biografia nascono la maggior parte delle mie rime.
Il corpo che muta, l’amore fra due donne, di cui una prepuziata, la malattia e la sofferenza.
Le mie rime sono divise in “capitoli” e ovviamente comprendono anche un capitolo di poesie d’amore. Queste sono le uniche a fare eccezione a molte delle cose qui scritte in prefazione. Come è da sempre e per tutti, sono semplici poesie d’amore. Certo anche in esse, talvolta, rientra il tema trans/lesbico perché sono tutte poesie dedicate a donne che ho amato e mi hanno amata dopo la mia transizione: da donna a donna. Ma l’universalità del linguaggio amoroso è dato dal fatto che solo dettagli separano le diverse esperienze di ognuna e ognuno di noi. La sostanza è sempre simile. Per questa ragione ho esplorato un territorio nuovo: l’amore translesbico che ha una sua peculiarità rispetto all’amore descritto dalla grande poetessa Saffo e da tutte le donne lesbiche che le sono succedute nel cimentarsi nell’arte del canto d’amore fra donne
Buona lettura
Mirella Izzo
Genova, 22 luglio 2007
Nuova edizione - 30 settembre 2007

Un consiglio per la lettura

Per motivi grafici, i testi in prosa precedono le poesie e quindi inducono alla lettura sequenziale: prima la prosa e poi la poesia.
Mi permetto di consigliare, girata una pagina, di leggere prima la poesia e solo dopo volgere gli occhi a sinistra per immergersi nei singoli preamboli. Sebbene nessuno di questi testi “spieghi la poesia”, spesso vengono rivelati contesti ed altre informazioni che possono influenzare la percezione emotiva del testo in “rima” (si fa per dire, rima).
Soltanto se venendo a conoscenza di questi dati o considerazioni, se ne sente il bisogno, si può sempre rileggerla anche dopo per verificare se il testo viene diversamente percepito, compreso, condiviso.
Ovviamente è solo un consiglio, ma credo che questo modo di affrontare il libro sia quello più corretto, sebbene io non sia una poetessa e questo non sia un vero e proprio libro di poesie. Lo è, nel senso che è “anche” di poesie, ma non solo.
Mirella Izzo
30 settembre 2007