di Mirella Izzo
sito ispirato alla cultura "Two Spirits" delle società dei popoli nativi nordamericani
e di rielaborazione moderna della soggettività culturale e artistica Transgender

 

 

Blog 1 (blog.it)
Blog 2 (splinder)


Autobiografia anno 2000

La caduta di alcuni sogni / Alcuni sogni diventano incubi

L'inizio di una transizione porta con sé spesso una distorta visione della realtà. Alcune cose ti sembrano più rosee, altre più terribili, ma solo il tempo, il suo trascorrere, rivela la verità. Ed è così che l'anno 2000 è stato sicuramente il più felice della mia vita, ma in esso già erano stati seminati i germogli di piante cattive, velenose ed in qualche caso terribili.

Il Mobbing, ovvero la ferocia gratuita

Come ero scioccamente felice i primi mesi del mio trasferimento dal mio vecchio Ufficio in cui avevo lavorato quasi 20 anni, alla nuova enorme destinazione, un'unità lavorativa di 500 persone. Pensavo: in un tale "moloch" una transessuale può trovare più facilmente un suo spazio e se non lo trova può più facilmente nascondersi. Credevo inoltre che il nuovo "direttore" mi avesse parlato con parole coincidenti ai suoi pensieri e che davvero fosse piacevolmente sorpreso nel trovarsi di fronte una persona che non corrispondeva neanche un poco allo stereotipo della transessuale, cui era stato abituato a pensare. E credevo che la sistemazione che mi aveva "trovato", fosse davvero una dimostrazione di fiducia.
Solo dopo un po' compresi la verità. Amara quanto può esserlo il fiele. Sorprendente quanto possono essere "fischi e pomodori" quando ti erano stati promessi applausi.
Chiusa dentro una porta che si poteva solo aprire dall'interno, suonando un campanello. Dentro un settore di "movimentazione della posta" , io ero stata messa a fare un "nuovo" lavoro "amministrativo". Beh, di che ti lamenti, Mirella? Beh, che non avevo neppure un tavolino o una sedia per svolgere il lavoro richiesto, né una scassata "olivetti" per battere a macchina e, ultimo ma non ultimo, per svolgere il mio lavoro dovevo spesso uscir di "prigione", disturbando quindi il lavoro degli altri. Allora Mirella lavorava sui tavoloni della posta, presi in prestito, rubati ai colleghi e quando arrivava nuova posta da smistare, Mirella doveva molto velocemente raccogliere il suo lavoro e spostarsi... dove? Non sempre c'era un "dove". Chiedi al "capo" che del mio lavoro non se ne fregava nulla, in quanto l'unico suo dovere era che la posta si smistasse bene e rapidamente. I miei "controlli" non erano "produzione" e insomma, magistralmente, la Direzione dell'Ufficio cosa aveva fatto? Semplice dimostrarlo con un esempio. Se alla Fiat avessero messo un impiegato nella catena di montaggio operaia, che fine avrebbe fatto? Quanto amato sarebbe stato dagli operai? Quanto nei piedi sarebbe stato agli operai?
Ci volle tempo a capire cosa era il mobbing e cosa erano il "mobbing verticale" ed il "mobbing orizzontale".
L'operazione era piuttosto evidente se "i sogni" a volte non ci tappassero gli occhi. Mettere un'impiegata in mezzo agli "operai" è il miglior modo per stimolare il "mobbing orizzontale", ovvero quello fra colleghi. fra pari.
Poi di colpo il mio lavoro non seriviva più: dovevo lavorare con gli altri quando ormai sentivano che avevano gettato il seme del mobbing orizzontale (che in verità non ha mai preso se non in una minoranza di colleghi). Allora a dividere la posta e stranamente quello che io dividevo veniva poi ricontrollato per verificare gli errori. Il collega che "eseguiva" l'ordine, in "camera caritatis" mi dissse che non avevo fatto neppure un errore. Ma ci avevano ancora una volta provato.
E poi ancora altri lavori, finti, inventati e che si esaurivano al massimo in 2 ore di lavoro. Questo mentre gli altri sgobbavano. Cercavo di non farmi odiare e almeno per l'anno 2000, finito il mio, cercavo di aiutare.
E poi casualmente (anche i mobbizzati hanno le loro spie, se non le sputtani) venni a sapere che in mia assenza, io ero Mirello. E questo nome fu "diffuso" da un capo, non proveniva "dal basso". Ma insomma chi può resistere all'ilarità di un nome stupido come "Mirello"? E poi ancora, un giorno che mi trattenni oltre il mio orario, vidi un "capo" al computer. Mi avvicinai e... tombola.... faceva il lavoro che avevo fatto il mattino io stessa. Urlavo, mi incazzavo, minacciavo denunce, con un sindacato molle, scialbo e parzialmente contagiato dal "mobbing orizzontale".
Venni fatta passare per paranoica: "non è vero che sei sotto mobbing perché sei transessuale" mi si diceva. Cos'altro allora che arrivavo da perfetta sconosciuta in quell'Ufficio di merda? Come mai allora il 99% dei miei ex colleghi, dopo pochi mesi di purgatorio, vennero tutti presi a gestire - peraltro giustamente - i conti correnti postali? Era il lavoro che sia io sia loro avevamo svolto per 20 anni. Ma io e pochi altri fummo esclusi. Chiesi di cambiare sezione. Non mi fu mai concesso. La rabbia saliva, saliva. Non ho mai misurato la pressione ma penso che dalla rabbia repressa che sentivo dentro fosse davvero alta.
E se avevo superato l'ostilità della famiglia, l'abbandono di tutti gli amici, questa cosa non la riuscivo a mandare giù. Gli altri erano rapporti fra pari, questo no. Perché ogni volta che parlavo, ogni volta che protestavo, il mobbing diventava sempre più cattivo. E mentre potevo evitare la famiglia, evitare i "vecchi amici", il lavoro mi aspettava là, tutti i giorni. In quell'edificio che pur chiamandosi CMP, io chiamavo "Auschwiz".

Amore & impegno sociale

Non posso tenere separati questi due aspetti. Io e Matteo ci conoscemmo proprio per fondare "Crisalide" e fin dal primo incontro fu "elettricità". Matteo, trans FtM che viveva al maschile da anni, con una storia pesantissima alle spalle di transizione negata quando era 20enne, non aveva più intrapreso il percorso ormonale. Io, in terapia ormai da molti mesi, iniziavo ogni giorno di più a "passare". Ci innamorammo perdutamente ed altrettanto perdutamente ci buttammo a capofitto nel progetto Crisalide... prima come sezione dell'Arcitrans e poi... e poi il tutto che cambierà ancora e ancora nell'anno successivo.

Amore & World Pride 2000

Che bello, che meraviglia.... Io e Matteo a Roma per il grande World Pride. Essere parti della storia. Da Milano dovevano venire in molti e con lo striscione grande, anche da Torino doveva venir giù gente.... Invece ci ritrovammo solo noi di Genova e per fortuna Leila di Roma che "raccattò" uno striscione locale e dietro il quale non eravamo più di 10 persone (di cui alcune "prese in prestito" per amicizie personali). E la serata poi in casa di Helena Velena e Maya, e l'onore di passare la serata insieme al mito di Sylvia Rivera, giunta dagli USA. Sylvia, colei la quale diede inizio alla rivolta di Stonewall. Rivolta che diede inizio al movimento GLBT e a tutti i Pride del mondo. Sylvia che dopo aver fatto la storia veniva emarginata dal movimento gay e lesbico americano perché troppo "visibile", troppo "estremista", fondamentalmente non sufficientemente adeguata al desiderio di omologazione che gay e lesbiche potevano anche permettersi (pur essendo una scelta odiosa), noi transgender no. Sylvia che diventò una senza tetto ma gestiva un'Associazione per dare un tetto alle trans emarginate dalla società. Sylvia, una delle prime transgender lesbiche, pubblica, Sylvia che dopo quella serata a parlar di storia, di mito, di vita, morirà un paio di anni dopo di cancro. Sylvia emarginata in vita e a cui, nel 2005, hanno dedicato una Strada di New York.
Con Matteo io stavo bene. Ho riso più con lui che in tutto il resto della mia vita. Era simpatico e con un cuore gigantesco e per molto tempo mi ha "sopportata" quando io iniziai a risentire del...

(la fine di un) Amore & Mobbing

... mobbing in Azienda. Più passava il tempo e più mi tormentava anche fuori dall'orario di lavoro. Aggiungici l'impegno sociale che era - dal punto di vista propagandistico (sito, documenti ecc.) quasi tutto sulle mie spalle, ed ecco che, inconsapevolmente il mio peso interiore tracimava dentro il nostro rapporto. E quel Matteo che mi aveva donato quasi due anni di gioia infinita, mai provata in vita mia, iniziava ad allontanarsi da me... Lo sentivo ma sentivo di non poterci fare nulla... E dalle mille risate del World Pride e delle vacanze successive, volutamente sempre nella torrida Roma, arrivammo ad un autunno che fu l'inizio di una mia personale decadenza del corpo. Il seme del mobbing aveva distrutto qualcosa dentro di me: non mi ero mai sentita impotente nella mia vita e presto avrei capito che non sarei stata capace di reggerne la violenza. O forse io si, ma non il mio corpo. A Settembre mi spuntò un trombo in un braccio, poi più tardi tre episodi di "diplopia" (visione sdoppiata). Al terzo episodio i medici mi prescrissero una TAC. Intanto Matteo aveva smesso d'amarmi e me lo disse una sera a cena: si era innamorato di altra persona o almeno così credeva, perché il loro amore era stato fino ad allora solo epistolare, dato che non vivevano nella stessa città. Non fui neppure capace di disperarmi, tanto ero presa dal maledetto mobbing che di certo non mi offriva pause, nei momenti critici della mia vita privata.
So solo che decisero di "provarsi" dal vivo e dopo due anni di quasi convivenza, Matteo sarebbe tornato a casa sua ad aspettare il suo nuovo amore. E proprio quella stessa mattina io andai a ritirare la TAC. Mentre aspettavo il mio turno, un medico mi disse: "tutto ok, non ti preoccupare, l'ho già vista"... e mi rilassai, per quel poco che potevo rilassarmi pensando al mio ragazzo che stava per ricevere a casa un'altra persona con la quale sicuramente avrebbe fatto all'amore.
Ma non avevo buone ragioni per rilassarmi. Quel medico era (non fu il primo) rincoglionito e quando fu il mio turno, dovette smentire ogni parola che mi aveva detto: "ci sono dei segni di alterate zone cerebrali". "Cosa vuol dire" Chiesi.
Voleva dire che non voleva dire niente se prima non facevo una Risonanza Magnetica, ma che probabilmente si trattava di ischemie cerebrali. Subito dopo arrivò il mio odiatissimo "primario" (che ora non tratta più transessuali anche per merito mio) che con la gentilezza e cortesia che lo contraddistingueva mi dissse: " beh, certo che con questo quadro della TAC, io non posso di certo prescriverle ancora estrogeni" "E io cosa faccio?" chiesi in uno stato semicatatonico.
"Niente. Deve rinunciare alla transizione perché altrimenti ci sono rischi per la sua salute" fu la diplomatica risposta del dott. Merda (è solo un mio nomignolo). Mi ripresi dallo stato catatonico e gli dissi con voce piana e fissandolo negli occhi: "vede dottore, se io prendo ormoni rischio altre ischemie, rischio di rimanerci o di rimanere su una sedia a rotelle, è vero, ma se lei non me li prescrive ha la certezza che io, uscita di qui, mi vado ad ammazzare, perché preferisco essere una donna su una sedia a rotelle che un uomo sano. Io indietro non torno".
Lui aveva esagerato sicuramente, ma qualcosa nel tono della mia voce deve aver mosso qualche paura in lui perchè immediatamente cambiò atteggiamento e mi disse: "aspettiamo la Risonanza Magnetica ma per ora riduca drasticamente la terapia". Uscii dall'ospedale con due bombe in pieno torace. Il "mio uomo" stava aspettando che da lontano arrivasse il suo nuovo amore e io ero sola ad affrontare il rischio di scegliere fra "rischi mortali o mascolinizzazione".
Chiamai immediatamente Matteo e lo pregai quasi in ginocchio: " ti prego, rimanda di una domenica, stammi vicina almeno oggi, fammi assorbire il colpo non da sola". Fece finta di non capire... mi disse che ormai la persona era partita e io "Si ma avrà fatto 50 km non di più, può anche tornare indietro per questa volta".
Fui sciocca a pensare che la "pietas" potesse vincere la "passione" e la mia richiesta fu rifiutata. Ed è l'unica cosa che non posso perdonare a Matteo e credo che lui stesso per molti anni non se la sia perdonata.
Venne a trovarmi il pomeriggio a casa... e io che non sapevo se preoccuparmi per la mia transizione o se avere il coraggio di chiedergli: "avete fatto l'amore?". Ovviamente trovai il coraggio e la risposta fu "si" e fu un altro "si" quando immediatamente dopo gli chiesi se le cose erano andate bene come pensavano e se erano innamorati.
Con la fine della storia con Matteo finiscono gli unici due anni di 46, in cui io possa dire di essere stata felice (nonostante il mobbing). Di quel periodo mi restano scritte queste brevi frasi:

Le cose nella vita cambiano a volte repentinamente ed inaspettatamente.. e non sempre volgono al meglio. E' questa la storia di questi ultimi miei due mesi. In questo breve periodo è successo di tutto e proprio quando meno me l'aspettavo, quando la mia vita sembrava essersi incanalata in un binario sicuro e tranquillo. I miei affetti e la mia transizione parevano un fatto acquisito, acclarato e indubitabile.... Invece tutto è stato messo in discussione.. tutta la mia vita e le mie priorità ribaltate. La scoperta di una predisposizione genetica ha reso la terapia ormonale un fatto pericoloso per la mia stessa vita. . E proprio nel momento in cui venivo a scoprire queste cose ho anche dovuto rinunciare al mio affetto più caro. Matteo, il mio compagno, ha scelto per la propria vita altri lidi per esprimere il suo amore.. Detta banalmente: mi ha lasciata. Aver dovuto ridurre drasticamente la mia terapia ormonale, sapere che comunque rappresenta un rischio e contemporaneamente affrontare una perdita affettiva così importante per me è stato uno choc dal quale sto facendo fatica a riprendermi.... Soltanto ora, dopo un paio di mesi, sto iniziando ad abituarmi ad essere di nuovo single e a vivere con la consapevolezza di correre dei rischi...

Mobbing & Solitudine

Credo di poter dire senza tema di smentita che è proprio in questo periodo di doppio stress successivo allo stress ancora così recente del "coming out", che il mobbing mi ha ammorbata e segnato il destino della mia salute negli anni successivi.

Chi non si aspetta l'inaspettato.... (gli ultimi due giorni dell'anno)

Sinceramente non ho grandi ricordi del periodo oscuro dalla "perdita" di Matteo fino al 29 dicembre 1999. Ricordo solo che mi chiedevo come avrei passato il capodanno, dato che tradizionalmente lo passavamo fra amici in casa di Matteo. Ora Matteo era con il suo nuovo amore. Ce l'avrei fatta? Sapevo che avrei "dovuto" continuare a rapportarmi con Matteo perché io ero Presidente e lui Vicepresidente di Crisalide AzioneTrans e quel "bene" era superiore ai nostri problemi interpersonali. Crisalide, per noi, uomini e donne autosterili, era la nostra unigenita figlia. Non l'avremmo abbandonata per nulla al mondo.
Era il 29 dicembre pomeriggio ed io, girando in auto per non ricordo cosa, vidi una pubblicità di un "Club Privèe" che organizzava un capodanno "frizzante". Gli uomini pagavano tanto, le coppie poco, le donne niente.
Mi chiesi dove mi avrebbero classificata: avrebbero seguito l'indicazione dei documenti o di quello che si parava di fronte ai loro occhi? E' vero che ero in fase di interruzione ormonale in attesa della Risonanza Magnetica, ma il mio aspetto era decisamente femminile, soltanto stava iniziando il molto noto fra le trans "effetto rebound" da sospensione ormonale.
_____
Due parole sull'effetto Rebound. Quando si prendono estrogeni e soprattutto antiandrogeni, l'ipofisi continua a mandare ai testicoli l'ordine di produrre testosterone. Ed è lì che si frappone l'antiandrogeno. Non ricevendo risposta dai testicoli, l'ipofisi, ostinata, continua a ordinare ai testicoli di produrre testosterone, ed in assenza di risposta, non lo ordina più a voce normale, ma inizia ad urlare, a sbraitare ai testicoli affinché rispondano. E diciamolo, l'ipofisi non si stanca mai di urlare finché riconosce la presenza dei testicoli. Se per qualsiasi ragione si interrompe la terapia estrogenica ed antiandrogenica, succede che improvvisamente i testicoli ricevono - non più l'ordine - ma le urla ipofisarie di produrre testosterone. E questi si danno un gran daffare per far contenta l'ipofisi. Risultato: nell'arco di una decina-ventina di giorni, la malcapitata trans che ha interrotto gli ormoni si trova investita da una quantità sesquipedale di testosterone.
La frase tipica di chi ha passato questo evento è: "mi sarei scopata anche un frigorifero". Ebbene io il 30 dicembre ero già in fase "rebound"
_______
Mentre mi chiedevo tutte ste cose, avevo memorizzato il n. di telefono del "privèe" e mi stavo dicendo: "basta piangere l'amor perduto, non andare a passare il capodanno dove troverai dolore. Dai energia alla tua parte "puttana": è noto che aiuta a dimenticare. Telefonai e mi rispose una cortese voce maschile. Avendo io voce più femminile che maschile, quando venne il momento di parlar dei costi della serata, mi chiese se ero in coppia, gli risposi che ero sola e lui mi disse che non c'era problema, anzi. "si ma vedi" gli dissi "non so come dirlo.. insomma io sono trans... Dove mi metti?"
La pausa non fu poi così lunga. Il tipo era preparato e mi disse: "senti, nel tuo caso sarebbe meglio che ne parlassimo di persona. Se vuoi io sono già nel locale che sto curando le cose d'ufficio. Vieni a trovarmi e ne parliamo".
Con l'effetto rebound in corpo poteva prevalere la paura di andare in un locale dove mi sarei ritrovata da sola con un uomo sconosciuto? No di certo. Andai e suonai al campanello e....
E non ci potevo credere: davanti a me c'era un tipo che avevo conosciuto (pur per poco tempo) nella mia "vita precedente". Lui non mi riconobbe affatto, mi fece entrare e dovevo essere di suo gradimento perché fu molto gentile e non esitò un secondo a dirmi che non avrei pagato nulla, che avrei ricevuto il trattamento riservato alle single.
Parlavamo, parlavamo ma il tarlo mi smangiucchiava la testa: "Glielo dico o non glielo dico che ci conosciamo già?"
Chi mi conosce personalmente sa già la risposta. Glielo dissi. Fece un po' di fatica a ricordare e si stupì molto nel ricordare che al tempo avevo pure la barba lunga. Cose della vita....
Questo fece crescere la simpatia reciproca, tanto che poi giunse sua moglie e mi invitarono entrambi a mangiare una pizza con loro e poi a restare a vedere il locale quando apriva.

Restai e vidi per la prima volta in vita mia un privèe.... ma non restai molto. Li salutai e dissi loro: "torno domani sera e mi metto in "ghingheri"". Tornando a casa iniziai a valutare l'ipotesi di fare il "capodanno" il 30 al privèe e il 31, costasse quel che costasse, con gli amici di sempre più il nuovo amore di Matteo.
Per la prima volta dal giorno della "doppia bomba" ebbi un momento di "think positive". E non immmaginavo che nel mio caso il "Think positive" sarebbe stato proficuo e si sarebbe trasformato in "Think Pink".

30 DICEMBRE 2000: "Una giornata particolare"

E quindi il 30 sera decido di passarlo al Privée e con l'atteggiamento "giusto"... se trovo uno che ha voglia di far sesso con me e non mi schifa, mi butto. Se poi trovo qualche lei di una coppia che voglia giocare con me, tanto meglio.
Mi ritrovo invece seduta su un divano a chiacchierare con la proprietaria del locale. La media degli uomini e donne presenti è veramente scadente. Nessun* mi stimola nulla: piuttosto "il frigo".
Questo fino a che non si apre la porta ed entra una coppia. Lui è smemorizzato subito ma lei ... un vero flash con tanto di cuore che va per i cazzi suoi e salivazione azzerata. Una biondina in minigonna straordinariamente bella, con un viso esotico e due labbra carnosissime. Occhi neri neri che se ti guardano ti trapassano da parte a parte. E poi la mini fa immaginare un bel corpicino. Grazie al "rebound" divento coraggiosa e mi avvicino alla coppia dicendo qualche "stronzata" per vedere se la tipa era ricettiva. Sulle prime neanche tanto ma poi ci ritroviamo seduti di fronte, io da una parte e dall'altra lei con questo suo "lui". Chiacchierano mi svela che il "lui" non è il suo "lui" ma solo un amico che ha accompagnato per non fargli pagare la tariffa da single... "wow"...
Parlando mi accorgo che non si sono accorti. Lo dico o non lo dico? Lo dico lo dico. E lo dico. Stupore e negli occhi di lei un'attimo di "brillìo" degli occhi... Ma si chiacchiera e basta fino a quando il "padrone" del locale, nettamente consapevole che io e lei eravamo decisamente le "meglio" del locale, al microfono urla: "ed ora Mirella e xxxx si esibiranno sul palco per voi! Due premesse prima di continuare: "lei sarà sempre xxxx perché mio malgrado non sono autorizzata a rivelarne il nome e l'altra cosa è che lo "spettacolino" era un gioco da farsi sul palco del locale a mò di ombre cinesi. Dietro un faro, in mezzo chi si esibiva e davanti un lenzuolo. Cosicché chi guardava vedeva solo i contorni. Del resto quello era il piano "basso" del privèe, la zona bar... non si poteva esagerare. Fine della premessa.
All'annuncio del "capo" sia io sia xxxx neghiamo la nostra disponibilità in maniera piuttosto netta. Il "padrone" a malincuore rinuncia, ma solo momentaneamente. Riprendiamo a parlare e, dopo la mia "rivelazione" l'argomento di conversazione divento io, la mia condizione, come quasi sempre accade.
Veniamo interrotti (io, lei e il suo accompagnatore) ancora una volta dalla voce microfonata del proprietario del locale che cercava di animare la serata anche al piano basso. "E ora XXXX e Marina ci faranno lo spettacolo sul palco", dove Marina è un nome di fantasia riferito ad una terza ragazza presente nel locale. "Fiuuuu... me la sono scampata" penso. Non faccio tempo a finire il pensiero che vedo XXXX alzarsi e gridare ad alta voce: "no, io lo spettacolino o lo faccio con lei" e indica me "o con nessun'altra". GULP!
In pochi secondi dovevo mettere sulla bilancia e pesare la mia vergogna dei miei "limiti" fisici" e la chance di avvicinarmi a lei decisamente meglio che nella chiacchierata.
Dopo una decina di secondi di silenzio.... "ok... andiamo", dico con un fil di voce.
La prendo per mano e ci avviamo verso il palco. A quel punto lei mi rivela di essere ubriaca e di non avere la più pallida idea di cosa fare. Io invece non ero ubriaca ed ero in "rebound". Ci mettiamo sul palco fra faro e lenzuolo e inizia la musica.. danziamo, ci guardiamo, mimiamo un bacio, la tocco sui seni e lei tocca me... poi mi rendo conto che lei è più imbranata di quanto mi era sembrata all'inizio e mi rendo conto che "la regia" toccava tutta a me. Allora la giro di fronte al lenzuolo e io da dietro mi struscio e poi mi accuccio e le tiro su la gonna....
Pausa.
Pausa.
Pausa.
Ok... riprendo ma tirandole su la gonna mi ritrovai a pochi cm dal mio volto il più bel culo femminile avessi mai avuto occasione di vedere in tutte e due le mie vite. Restai letteralmente choccata dalla meravigliosa rotondità perfetta di quei globi. Continuammo a mimar qualcosa ma onestamente non ricordo gran che. Dopo un po' ci rivestimmo e tornammo a sedere fra gli applausi dei convenuti.
Il tipo che era con XXXX iniziava a fremere.. Lui voleva andare in zona "privèe" almeno per guardare e magari combinare qualcosa... Salimmo al piano di sopra dove un salottino precedeva i veri e propri privèe. Ci sedemmo e iniziammo a parlare di varie cose fino a che io non dissi che a me piacevano molto anche le donne e che lei mi era piaciuta tantissimo. Lo dissi guardandola negli occhi. Lei non sapeva che dire, dove girarsi.... "Io non ti piaccio?" le chiesi?... " no.. cioè si... " e mi fissava in volto..: "cioè mi piaci ma devo pensarti come uomo altrimenti non ci riuscirei" "Perchè mi devi pensare come uomo? Pensami x quello che vedi, ti sembro un uomo? Se non te lo dicevo io non te ne saresti neppure accorta"... " No è che non so se mi piacerebbe farlo con te" e cercava di indagare e capire se farlo io e lei significava che io la "scopassi" da maschio, oppure no. Poi mi rivelò un paio di cose: non le piacevano i baci e non raggiungeva l'orgasmo se toccata o leccata.... anzi quasi si annoiava. Le chiesi: "ma hai mai baciato una donna per dire che non ti piace?" e lei mi guardava come dire "e la donna saresti tu? Ma fammi il piacere!". Io la sfidai e lei era molto incuriosita, ma quasi spaventata. Fino a che il suo accompagnatore, fino ad allora silenzioso irruppe con la classica semplicità maschile e disse: "scusate ma cosa state a parlare se vi piacerebbe farlo o meno, siamo a due metri dai letti del privèe.. provate, no?".
Sti cazzo di uomini.... la fanno sempre facile... ma ogni tanto effettivamente dio li benedica per il loro senso pratico.
E fu così che ci ritrovammo nel letto io lei e... occazzo, non era contemplato, anche lui... Ma lui rimase poco perché entrambe, con un cenno ci siamo dette "lo mandiamo via?" "si" e io gli feci segno di andarsene e per fortuna lui obbedì'.
Fu così che la signorina "non mi piacciono i baci" restò con me a baciarsi per un tempo che non so contare, che ci toccammo, palpammo i seni, le sfiorai con la bocca il suo fiore depilato e splendido...
Ma baciandoci baciandoci, io che ero in "rebound" ebbi un classico "effetto collaterale" e dato che la tipa mi sembrava un po' sballottata dalla situazione, io per scherzo le dissi.. "ehi.. guarda in basso"... Lei guardò... si rigirò di scatto verso il mio viso e disse con voce ferma: "quanto ben di dio sprecato!"... Ridemmo a lungo e continuammo a baciarci fino a che sentimmo una voce che ci chiamava e diceva: "ehi qui sono andati via tutti e vogliono chiudere". Il tempo per noi si era fermato. Ci rivestimmo velocemente e scendendo al piano di sotto ci scambiammo i numeri di telefono. Pensai che non li avremmo mai usati perché questo genere di incontri dura finché dura il momento magico.
Un'ora dopo, vero le 4 del mattino io la chiamai al telefono (lei non è di genova) e stava per arrivare a casa. Mi disse. Ti chiamo io dopo. E così fece. E così si mangiò una scheda da 50.000 lire per parlare con me fino ad oltre l'alba.
E quella notte iniziò la storia d'amore più lunga di tutte le mie vite.
Il 31 lo passai con gli amici ma ricordo poco se non l'imbarazzo di confrontarmi con il nuovo amore di Matteo... ma la mia testa stava già iniziando a pensare ad altro...

(testo scritto il 31 marzo 2006 basato su ricordi e scritti dell'epoca)